Durante l’ultima conferenza pubblica “La scienza della Meditazione”, ci è stata posta una domanda. Come sempre, quando studenti o partecipanti agli incontri ci interrogano in maniera profonda, urgente e sincera, quelle domande continuano a risuonare dentro di noi, come degli echi lontani ma presenti, e diventano spunto per nuove riflessioni che a volte sentiamo di dover condividere in rete.
“Ho urgenza di avere una risposta ad un mio serio problema personale. Non so ancora meditare, ma posso ottenere subito questa risposta oppure devo aspettare molto?”
Iniziamo dalla seconda parte della domanda, ovvero sull’esigenza di avere risultati in maniera veloce.
Sicuramente nella meditazione bisogna avere pazienza. Si inizia a piccoli passi, con le tecniche di base, con i primi semplici e spesso noiosi esercizi. Alle elementari per imparare a scrivere ci facevano ricopiare molte volte su un foglio le lettere dell’alfabeto. Quella serie interminabile di A.. B.. etc, faceva posto man mano all’associazione delle diverse lettere, andando a formare le parole più semplici: “Ape”, “mamma”, etc. Poi ci hanno insegnato a scrivere il nostro nome. Ancora, piano piano, piccole frasi. Adesso che siamo adulti l’attività di scrittura ci sembra qualcosa di semplice e banale, ma quanto abbiamo sofferto su quelle “paginette”, quanta pazienza abbiamo avuto da piccoli! Andando ancora più indietro nel tempo, ci siamo purtroppo dimenticati quante cadute, quanti pianti e quanta forza di volontà abbiamo avuto nell’imparare a camminare!
Andiamo adesso alla prima parte della domanda, ovvero sulla ricerca di una risposta ad un problema.
Così come da bambini i nostri genitori ci seguivano, ci incoraggiavano e ci curavano le ferite, anche nella meditazione non siamo soli. Questo si può sperimentare sin dalle prime esperienze: vediamo che c’è una forza, un anelito, una spinta che ci invita a sederci e a concentrarci nel nostro mondo interiore. Tale spinta deve essere forte, perché il mondo esterno, Maya, ci richiama magneticamente con tutte le sue suggestioni e illusioni. A volte questo richiamo può provenire proprio da eventi spiacevoli o dolorosi della nostra vita.
Il Maestro Samael ci parla a lungo dei problemi e di come muoverci per risolverli, tanto che nel nostro corso di Prima Camera dedichiamo una conferenza intera a tale argomento. Riportiamo in questa sede solo qualche citazione:
Nella vita moderna abbiamo moltissimi problemi e disgraziatamente, non godiamo di pace. Questo è un vero rompicapo perché senza pace non possiamo risolvere i problemi. Abbiamo bisogno di pace e dobbiamo studiare a fondo questa questione. Abbiamo bisogno di scoprire qual è il fattore principale che pone termine alla pace dentro e fuori di noi, abbiamo bisogno di scoprire qual è la causa del conflitto. […]
È arrivata l’ora di comprendere a fondo, in tutti i livelli della mente, le infinite contraddizioni che abbiamo dentro, perché quello è il principale fattore di discordia e di conflitto. […]
Lei ha bisogno di risolvere i suoi problemi intelligentemente e pertanto, è urgente che abbia una pace costante. Lo stato di contraddizione impedisce la soluzione dei problemi; ogni problema implica migliaia di contraddizioni. Farò questo? Quello? Come? Quando? ecc. La contraddizione mentale crea conflitti e frustra la soluzione dei problemi.
Dobbiamo quindi cercare uno stato di pace per poter “risolvere i problemi”, perché senza questo stato non è possibile arrivare ad una comprensione profonda del perché ci capitano certe cose. Spesso “subiamo” la nostra vita, tutti gli avvenimenti ci vengono addosso come un’onda di proporzioni gigantesche e non abbiamo gli strumenti per poterci spostare verso un gradino più alto, dal quale poter vedere al sicuro il mare agitato secondo un’altra prospettiva. Eppure può essere stesso quell’onda che ci viene incontro, con tutto il terrore e l’angoscia che ci provoca, a darci la spinta di cui scrivevo prima. Ogni evento può avere conseguenze positive o negative a seconda dello stato d’animo con cui lo viviamo. Se in quel momento decidiamo di dare una svolta alla nostra vita, se in quel momento decidiamo di trasformare quella paura in coraggio e la debolezza in fortezza, se decidiamo che è arrivata l’ora di cambiare sul serio, allora quell’avvenimento sarà per noi una benedizione.
La meditazione è lo strumento fondamentale per tale cambiamento. Solo analizzando e comprendendo il nostro mondo psicologico con tutti i suoi contrasti, possiamo fare un vero lavoro sulla mente. Se non comprendiamo la mente non riusciremo mai ad arrivare allo stato di pace, nel quale possiamo trovare la soluzione al nostro problema.
Potremmo sorprenderci, allora, di scoprire che alla fine quel problema aveva una gravità relativa e che la cosa più importante non era la sua risoluzione ma la sua trasformazione. Tutte le pratiche di meditazione passate a cercare una risposta alla fine possono svelarci che la cosa importante non era la risposta ma la pratica stessa.
Potremmo allora un giorno vedere con occhi nuovi quell’evento spiacevole, perché grazie ad esso abbiamo avuto la spinta per entrare in un percorso di autoconoscenza che ci può portare verso mete ben più alte e sublimi.