La vita ha iniziato a fluire da fuori verso dentro, siamo di fronte al dilemma dell’Essere e del non Essere: dobbiamo definirci come Angeli o come demoni, come aquile o come rettili ed affrontare il nostro destino. – (Samael Aun Weor, “Tarocchi e Cabala”)

Annibale Carracci, “Ercole al bivio”

Il focus di questa riflessione è incentrato sul concetto di “soglia”, intesa come linea che separa il mondo fisico dal mondo straordinario, l’indecisione dalla scelta, il profano dal sacro, la morte dalla nascita, lo stato di quiete dal sacrificio, il conosciuto dall’ignoto. Tutti ci troviamo quotidianamente, più o meno consapevolmente, di fronte a queste porte, che sono un passaggio di estrema importanza, in quanto possono delimitare l’accesso a un livello superiore. È mentre ci accingiamo a varcare quella linea invisibile, nell’istante in cui la nostra anima passa attraverso quella pellicola senza spazio e senza tempo, che dobbiamo fronteggiare i nostri demoni, i nostri guardiani, vincere battaglie, morire nei nostri difetti, per ritrovarci più nuovi e più giovani una volta giunti dall’altra parte.

Tante sono le prove che il discepolo si trova a vivere nel suo Cammino. Esse si presentano con intensità e gradi diversi ogni volta che decidiamo di compiere un passo verso il cambiamento. Così ci si ritrova molte volte davanti a un “guardiano della soglia” senza saperlo, che ci mette alla prova quando si è nel pieno di una

crisi interiore, quando si sta compiendo una scelta importante, quando semplicemente non troviamo la forza di volontà per realizzare una pratica di meditazione, quando siamo assaliti dallo scetticismo o quando ci lasciamo portare via dalle emozioni inferiori.

Chiunque abbia l’anelito di intraprendere un Cammino si trova di fronte alla scelta. Come ci racconta Prodico, anche un eroe come Ercole si trovò da adolescente ad un bivio, tra la Virtù e il Vizio. Mentre rifletteva su quale strada intraprendere, fu avvicinato da due donne:

Una era d’aspetto bello e nobile ed appariva adornata al naturale: pulito il corpo, il rispetto di sé e degli altri negli occhi, la compostezza nel portamento, la veste bianca. L’altra era ben pasciuta e di morbide carni, imbellettata in modo da apparire di colorito più bianco e più roseo del vero, con un portamento che la faceva sembrare più dritta e alta del naturale. Teneva gli occhi spalancati e portava un vestito dal quale potesse trasparire tutta la sua avvenenza. Si guardava intorno di frequente, sorvegliava se qualcun altro la osservasse e spesso volgeva lo sguardo anche alla propria ombra. – (Senofonte, “Memorabilia”, II 1, 22)

Mentre la donna rappresentante il Vizio cercò in incantare Eracle raccontando i piaceri e le soddisfazioni della via della materia, la Virtù invece pronunciò un discorso da cui citiamo le seguenti parole:

Io sono giunta da te, Eracle, sapendo anche chi sono i tuoi genitori e dopo avere decifrato a fondo, durante il periodo della tua educazione, la tua indole. Per questo, se prendessi la strada che porta da me, spero proprio che tu possa diventare un eccellente operatore di tutto ciò che è bello e solenne, e che io possa apparire ancor più onorevole ed illustre per i benefici che reco. Non ti ingannerò con preamboli che lusingano, ma esporrò con verità il modo in cui gli immortali hanno disposto la realtà delle cose. [II,1,28] Nulla di ciò che è bello e nobile gli immortali danno agli uomini senza fatica e studio. Se tu disponi che gli dei ti siano benigni, devi accudire gli dei. – (Senofonte, “Memorabilia”, II 1, 27).

 

Tutto ciò è rappresentato nell’Arcano 6 dei Tarocchi, “L’Indecisione”: la scelta tra due percorsi, tra spirito e materia, tra Essere e non Essere, tra negazione e affermazione di sé. Sulla carta troviamo raffigurato il discepolo, immerso nelle “acque della vita” fino alle ginocchia. Nelle acque si trova un triangolo nero con la punta verso il basso, e il neofita si trova esattamente davanti ad esso. Ai suoi lati lo osservano e si porgono verso di lui due figure: alla sua sinistra vi è Medusa, rappresentante dell’Io psicologico, della materia, dei desideri del mondo finito, mentre alla sua destra si trova una Maestra, simboleggiante la via verso l’Essere, lo spirito, le virtù del mondo infinito. Il discepolo è girato verso Medusa e ha le braccia incrociate sul petto, con il sinistro sopra al destro. Questo perché quando si è nelle “acque della vita”, quando si è caduti e la materia ci sommerge con le sue forti correnti, il nostro sguardo è sempre rivolto verso l’Ego, che ci attrae con la sua forza ipnotica; questa è la vita di gran parte dell’umanità, ma la differenza per chi fa un cammino spirituale sta nella possibilità di scelta. Così mentre chi vive senza anelito spirituale semplicemente guarda e abbraccia Medusa pietrificando la sua anima, il neofita che deve compiere “la scelta” è esattamente al centro tra le due forze, la positiva e la negativa, e non deve fare altro che girarsi dall’altro lato. Perché, a differenza dell’uomo materialista, sa che alla sua destra c’è una presenza maestosa, divina, fonte di eterna conoscenza e di puro amore.

testi consultati:

Samael Aun Weor, “Tarocchi e Cabala”, 1969

Senofonte, “Memorabilia”, 1516